Meret vuole riprendersi il posto da titolare

Udine è casa sua. Dove è cresciuto come uomo e come portiere. Prima di andare via. E vincere due scudetti (e una Coppa Italia) con il Napoli e un Europeo con la Nazionale. Eppure la vita di Alex Meret sembra sempre in bilico. Come quella degli equilibristi al circo. Le turbolenze di questa nuova stagione dove non ha più il posto fisso da titolare, dopo tre anni praticamente da intoccabile. Eppure Alex resta calmo, calmissimo: non un piede sbattuto, nessuna chiamata al suo potente procuratore, Federico Pastorello, per chiedere a gennaio di andare via.

Meret è felice del Napoli: anche se piano piano anche nelle gerarchie dell’Italia è scivolato all’indietro. Ieri nella sua Udine ha rivisto la panchina, sia pure da vice dell’eterno Donnarumma. A Napoli c’è adesso l’alternanza con Milinkovic-Savic: i segnali dicono che a Torino giocherà Alex e a Eindhoven, con il Psv, in Champions ancora il serbo. Ma certi segreti Antonio Conte sa tenerli ben custoditi. E allora meglio non azzardare ipotesi. 

Gli abbracci

La famiglia a Udine è andata a salutarlo nel ritiro blindato per via del timore di proteste anti-Israeleanche nel quartier generale di Casa Italia. Lui, come sempre, è sereno: aspetta il suo secondo bambino, ha scelto di vivere fin dal primo giorno nella piccola e accogliente Lucrino, a ridosso del Monte Nuovo e a due passi dal lago d’Averno. Eppure, l’uomo dei due scudetti vinti da titolare, non può essere insensibile a questo improvviso turnover. Sapeva benissimo, quando è arrivato Milinkovic, che sarebbe andata così. E pur potendo andare ovunque a parametro zero, è stato convinto dal ds Manna e da Conte a restare. Manna ha evitato la beffa, con un rinnovo per altri due anni. Una vita perennemente in bilico, quella di Meret. Che, sia chiaro, ha ormai un cuore troppo azzurro e ha sempre preferito rimanere dov’è.

E anche adesso non ha cambiato idea. Non cerca un posto altrove, inserendosi dunque nel tourbillon di gennaio. C’è fermento in porta, ma questa alternanza non è un problema. Almeno per adesso. MilinkovicSavic ha dimostrato anche in azzurro di avere quella qualità che ha messo all’opera con il Torino. Ma la voglia di Meret di riprendersi quella maglia è unico: lui non si sente una riserva e fa bene. Il calendario fitto e il gioco con i piedi hanno allargato le rose pure in questo ruolo ma è chiaro che nel calcio mutante, il dodicesimo uomo non esiste più.

Essere portiere di riserva è stata per decenni una scelta e insieme una condanna alla prigione della panchina, fine pena mai. Ma adesso è cambiato tutto, si gioca sempre (sette volte in ventidue giorni) e servono tanti, troppi calciatori. Anche nel ruolo in teoria più rigido e meno intercambiabile, il portiere appunto, la titolarità è spesso astratta, non più un abito da indossare in eterno.

Alternanza

Fino ad adesso Conte ha ripartito in maniera perfetta le presenze: 4 e 4. Alex ha incassato 4 gol e chiuso con 2 clean shet le sue prove con Sassuolo, Cagliari, Pisa e Milan. Il serbo, invece, ha preso sempre gol nella gare da titolare che ha giocato con Fiorentina, Genoa, Manchester City e Sporting Lisbona. Indizi? Ovvero, c’è l’uomo del campionato e quello delle notti europee? Magari il prossimo tour de force servirà a capire se Conte ha optato per questa soluzione.

Ma in ogni caso, Milinkovic-Savic, complice un problema alla schiena, ha rinunciato alla nazionale e si è allenato con gli azzurri a Castel Volturno. Una full immersion su quello che vuole Conte. Insomma, la versione napoletana di “Una poltrona per due”. Un ballottaggio inedito in porta, dove era dai tempi di Ospina che Meret non aveva una alternativa. (Il Mattino)

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